Top 10 marchi baffuti

Baffi marche

I mesi caldi sono ormai alle spalle, quindi riponete i costumi e le creme solari nell’armadio e cominciate a prendere i copribaffi visto che le temperature quest’anno non saranno delle più miti. Un buono spunto per riscaldarsi, intanto, potrebbe essere la nostra top 10 di marchi baffuti, ricca di alcolici, giochi da tavolo e comfort food che richiamano giornate uggiose da passare al calduccio magari con una buona compagnia cicciabaffesca.

#10 Beagle Bros.

BeagleBros_logo

In ultima posizione troviamo l’azienda di software Beagle Bros. con sede a San Diego in California. Ad alcuni di voi questo marchio non dirà nulla e invece questa società è stata la prima a sviluppare l’office suite AppleWorks, per tanti anni uno dei software di punta della società di Cupertino, fino alla sua dismissione nel 2007. I commenti baffuti per questo marchio li lascio a voi.

#9 Diplomático

DIPLOMATICO_RON_RESERVA

Uno dei rum più apprezzati della nota distilleria venezuelana diplomatico. La storia di questa bevanda comincia con un uomo Don Juancho, diplomatico in Venezuela con una smisurata passione per gli alcolici, che nel XIX secolo cominciò a viaggiare senza tregua per il mondo alla ricerca delle spezie più pregiate e dei migliori liquori. La leggenda dice che la sua collezione di alcolici fosse così vasta ed impressionante da essere chiamata “la riserva dell’ambasciatore”. Alla fine Don Juancho stanco di girare senza trovare un alcolico che lo riuscisse a soddisfare, stabilì la propria piantagione di canne da zucchero nella “Valle del Planas” in Venezuela. Il rum più famoso dell’azienda si chiama “Botucal”, come il nome della zona dove viene prodotto e deriva dalla parola indigena botuka, ovvero “verde collina”. Nella foto dell’etichetta è possibile tutt’oggi osservare Don Juancho, incorniciato della fierezza dei suoi mustacchi e dalla soddisfazione di aver finalmente prodotto il rum dei suoi sogni.

#8 Taco John’s

taco john's
Il fast food americano entra di prepotenza in classifica con i suoi 380 ristoranti in 27 stati. La storia di questa compagnia inizia nel 1968, quando il signor John Turner aprì un piccolo stand ambulante nella città di Cheyenne nel Wyoming e dopo l’apertura del primo ristorante fu rilevata dagli imprenditori James Woodson e Harold Holmes che trasformarono il ristorante in breve tempo prima in una catena di fastfood nei piccoli centri abitati fino ad approdare nelle grandi metropoli. Il baffo a ferro di cavallo e il sombrero fanno di questo marchio un vero must per i baffoni panciuti americani che attratti tal tappetino pilifero sovralabiale del señor John, non si faranno pregare due volte davanti ad un bel taco.

#7 Captain Morgan

captain morgan

Poche presentazioni per questo rum giamaicano che, oltre ad essere molto famoso da qualche anno, è diventato anche di tendenza tra i teenager (specialmente inglesi) visto il basso costo a la grande reperibilità sul mercato.
Il nome e l’immagine sono tutto un programma, il filibustiere ritratto sulle confezioni infatti prende il nome dal personaggio storico Henry Morgan (Llanrummey, 1635 – Port Royale 1688), corsaro gallese al servizio della corona britannica (notare la giubba rossa) che raggiunse un tale prestigio da essere nominato governatore della Giamaica. Sin da ragazzo comparvero i segni della pirateria, quando stanco dello studio si imbarcò per le Isole Barbados, affermando di essere “più aduso alla picca che ai libri”. Suo zio Edward Morgan era vice governatore della Giamaica, così dopo aver preso in sposa sua cugina Mary, si guadagnò il titolo di Capitano, iniziando le scorrerie contro spagnoli ed olandesi. Dopo aver completato con successo tutte le lettere da corsa che gli erano state affidate e soggiogato la città di Providence con la sua flotta, Morgan tese una trappola agli spagnoli, distruggendo la più potente flotta dei caraibi e sostando a Portobello per ben due mesi saccheggiò il più possibile chiedendo un riscatto che, soltanto per la popolazione, ammontava a 200.000 pezzi d’oro. Prevedendo quello che sarebbe successo entro poco, il governatore di Panama inviò a Morgan un anello tempestato di smeraldi, pregandolo di non attaccare Panama. In risposta il capitano spedì al governatore una delle pistole con la quale saccheggiò Portobello confidandogli che sarebbe andato a riprendersela. Henry Morgan morì infine nel 1688 in seguito ad una cirrosi epatica e le sue spoglie mortali furono sepolte nel cimitero di Palisadoes con grandi tributi, ma pochi anni dopo un violento uragano sommerse il cimitero che ancora oggi si trova sul fondo del mare. Per chi volesse rivivere le gesta del mustacchiuto capitano consigliamo un baffo a manubrio, mosca, ettolitri di rum e l’assalto a qualche barca sfarzosa a largo di Ponza o della Costa Smeralda.

#6 Moretti

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Come fare a non mettere l’italianissima (anzi no..) Birra Moretti in classifica? La birra col baffo si merita un ottimo sesto posto in classifica, considerando anche l’agguerrita concorrenza che si ritrova davanti. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza intorno a questo marchio talvolta bistrattato, ma che ha sempre svolto egregiamente il suo compito sulle tavole italiane come compagno di una buona pizza e di una partita di pallone.
La “Fabbrica di Birra e Ghiaccio” fu fondata nel 1859 ad Udine da Luigi Moretti, producendo inizialmente una quantità sufficiente a rifornire il mercato locale, esportando in seguito in tutta Italia fino al 1989, anno in cui fu ceduta alla compagnia olandese Heineken.
La storia dell’uomo baffuto (ovvero la storia che ci interessa) comincia nel 1942, quando il commendatore Lao Menazzi Moretti, vide un contadino friulano con prodigiosi mustacchi sorseggiare con gusto una birra. Il commendator Moretti pensando di aver scovato finalmente il volto per la sua birra, chiese al contadino di potergli scattare una fotografia in cambio di una ricompensa, per tutta risposta gli rispose in friulano:”Che al mi dedi di bevi, mi baste” ovvero “Mi dia da bere, mi basta”. La fotografia che fu scattata quel giorno, diventò poi il celebre manifesto baffuto. Ricordiamo inoltre la trovata pubblicitaria per gli ultimi europei di calcio “Campioni col baffo”, nel quale vengono rappresentati campionissimi irsuti italiani del calibro di Sergio Tacconi, Giuseppe Bergomi, Renato Zaccarelli, Franco Causio, Paolo Virdis, Sandro Mazzola e Roberto Pruzzo.

#5 Super Mario Bros.

super mario bros

Alzi la mano chi non hai mai giocato al celeberrimo gioco della Nintendo con protagonista il villoso idraulico italiano Mario! Abbiamo fatto la conoscenza con questo personaggio sin dal videogioco Donkey Kong (la scimmia che lancia i barili per intenderci) quando l’idraulico ancora veniva chiamato Jumpman. La leggenda vuole che nei primi anni della Nintendo of America, il presidente Minoru Arakawa, faticando a pagare le bollette di affitto del capannone industriale dove venivano sviluppati i videogiochi, chiese al proprietario Mario Segale se fosse possibile posticipare i pagamenti di qualche mese proprio dopo l’uscita di Donkey Kong. Alla fine di questa discussione, Arakawa e gli sviluppatori vollero immortalare Segale all’interno di un personaggio, così Jumpman diventò Mario, al quale vennero aggiunti i suoi famosi baffi proprio per farlo somigliare ancora di più al proprietario del capannone.

#4 Bialetti

Bialetti logo

Il marchio che ha rivoluzionato il modo di fare il caffè in casa, soppiantando, con la sua innovativa moka, il vecchio metodo napoletano. Un meritato quarto posto per i cafeteros della Bialetti che scavalcano la concorrenza grazie all’omino coi baffi, un classico del dopoguerra.
Nato dalla matita di Paul Campani nei primi anni ’50 questo simpatico personaggio entra nella testa e nelle case italiane grazie alla partecipazione al notissimo programma televisivo “Carosello” e alla massiccia campagna pubblicitaria nel corso del boom economico. Un marchio gagliardo, divertente e baffuto che ha cambiato la vita degli con diverse apparecchiature domestiche non solo la moka, ma anche i primi frullatori elettrici e le prime pentole a pressione.

#3 Kentucky Fried Chicken

kfc

Kentucky Fried Chicken, più comunemente nota come KFC, è una catena di ristorazione americana nota in tutto il mondo, sicuramente non per i suoi piatti ipocalorici, ma per essere il tempio del pollo fritto.
Tutto comincia nel 1930 quando Harland Sanders, ex impiegato della Standard Oil, decise di aprire il suo primo ristorante in una stazione di rifornimento Shell a Corbin, nel Kentucky, dove il signor Sanders era contemporaneamente benzinaio, capocuoco e cassiere. Il ristorante, chiamato all’epoca “Sanders Court & Café” ebbe una tale popolarità che nel 1936 l’allora governatore del Kentucky Ruby Laffoon, concesse a Sanders il titolo di “Colonello del Kentucky”, come riconoscimento per i suoi meriti in campo culinario. Inizialmente il pollo fritto veniva cotto in una casseruola di ferro per 30 minuti, un processo lungo e macchinoso che poco si addiceva ad un fast food, così il Colonnello sperimentò una frittura a pressione che ridusse sensibilmente le tempistiche della cottura. Finalmente nel 1940 Sanders elaborò la ricetta definitiva, conservata gelosamente ancora oggi nella sede di Louisville in Kentucky e sorvegliata a vista.
Gestendo un ristorante che serviva principalmente viaggiatori, Sanders vendette il ristorante non appena si diffuse la notizia della costruzione della nuova autostrada che aggirava Corbin cominciando nel 1952 a girare nei ristoranti di tutto il paese per sponsorizzare il suo pollo. Non ci volle molto per convincere il pubblico, così lo stesso anno Harland riuscì a chiudere un contratto di franchise con Pete Barman di Salt Lake City, Utah. La crescita diventò sempre più rapida, nel 1964 KFC poteva contare su 600 punti vendita distribuiti da Stati Uniti e Canada, più il primo in Inghilterra, così poco tempo dopo Sanders vendette le sue quote per due milioni di dollari a John Brown, futuro governatore del Kentucky il quale portò la catena  ad una mastodontica crescita, facendola diventare una public company con più di 3500 ristoranti sparsi per il globo e inserendola nelle liste della New York Stock Exchange.
Il logo mustacchiuto che noi tutti conosciamo è una riproduzione artistica del Colonnello Sanders, ritratto in abiti del sud in tutto il suo splendore baffesco. I suoi mustacchi sono senza dubbio  un chiaro segno di distinzione, un’immagine che desta senz’altro simpatia ma al contempo serietà e fiducia, elementi essenziali per carpire il favore del grande pubblico.

 

#2 Pringles

pringles

Siamo arrivati alla medaglia d’argento della nostra top ten! Come non premiare le gustosissime patatine d’oltreoceano? Le Pringles nascono negli Stati Uniti con il nome “Pringles Newfangled Potato”, nome cambiato l’anno successivo in quello attuale. Usate inizialmente come dotazione per la fanteria americana durante la seconda guerra mondiale, iniziano ad essere distribuite al grande pubblico nel 1967 grazie al brevetto di Alexandre Liepa e al macchinario per la loro produzione di Gene Wolfe. Il nome “Pringles” non cela una storia dietro di sé, semplicemente sembrava simpatico agli inventori. Il tubo di inscatolamento che permette di impilarle, progettato da Fred Bauer, è però particolarmente apprezzato dagli amanti delle “cantenne”, ovvero antenne ricavate dalle lattine (in inglese can), che permettono di abusare a proprio piacimento delle reti wireless dei vicini. Il baffuto personaggio del logo “Mr. Pringles” è l’immagine stilizzata di un venditore ambulante di patatine degli anni ’50 che, con il tappetino subnasale impomatato, riporta naturalmente in testa il celebre detto “Da leccarsi i baffi!”.

 

#1 Monopoli

Monopoly+Logo

Non ci sono dubbi, la prima posizione non poteva essere occupata che da un mostro sacro del panorama baffuto. Inventato all’inizio del secolo scorso da Elizabeth Magie sotto il nome di “Monopoly“, viene distribuito in Italia a partire dal 1935 e italianizzato in Monopoli. Diamo per scontato che tutti voi rientrate tra i 750 milioni di utilizzatori del gioco, quindi non ci dilungheremo in regolamenti vari.
La paternità del gioco è stata  oggetto di aspri dibattiti nel secolo scorso, la prima versione ufficiale raccontava che Charles Darrow, ingegnere disoccupato, propose alla casa editrice Parker Brothers un intrigante gioco da tavolo basato sulla compravendita di terreni e immobili riscontrando sin dal lancio un immediato successo. Come succede il più delle volte, la realtà si discosta non poco dalla storiografia ufficiale, infatti il gioco fu creato nel 1903 da Elizabeth Magie con il titolo di “The Landlord’s game” a carattere didattico, per far comprendere in maniera divertente agli utilizzatori il concetto di imposta unica.
Nonostante il gioco fosse coperto da un brevetto del 1904 e il modesto numero di copie vendute, divenne molto popolare nel Nord-Est degli Stati Uniti, dove spesso venne copiato manualmente e arricchito di nuove caratteristiche.
Rinnovato il brevetto nel 1924 la Magie, dopo aver apportato alcune migliorie, ripropose il suo gioco con il nome “Auction Monopoly” o più semplicemente “Monopoly” e migliaia di giocatori iniziarono a produrre spontaneamente simili i set da gioco.
Proprio in questo periodo, invitato a casa di un amico, Charles Darrow inizia a conoscere il Monopoly progettando qualche miglioria con l’intenzione di brevettare un suo set personale. L’occasione si presentò nel 1934 e il gioco rinominato “Monopoly” venne immesso sul mercato dalla Parker Bros, la quale sapendo che non fosse un’invenzione di Barrow acquisì i diritti di “The Landlord’s game“. La vicenda rimase insabbiata per molti anni, finché la Parker Bros. portò il tribunale Ralph Anspach reo di aver commercializzato un gioco chiamato “Anti-Monopoly“, la corte diede ragione alla società di Filadelfia ma il processo decretò la paternità del gioco alla signora Magie, mettendo la parola fine ad una della diatribe più spinose sui giochi da tavolo. In Italia il gioco venne commercializzato come Monopoli negli anni ’30 e non con il suo nome originario in linea con l’italianizzazione dei termini stranieri, ma soprattutto vennero sostituiti i nomi inglesi con le strade di Milano, nella cui edizione antebellica si trovavano anche via del Fascio e corso Littorio.

Sperando di aver stuzzicato il vostro interesse baffesco vi salutiamo e ci diamo appuntamento con il listone dei regali baffuti natalizi 2017!

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