Nel Gotha della rasatura: Reportage sul Museo Lorenzi a Milano 

Franco Lorenzi

Tra rasoi che vanno a scoregge e “lame dannunziane” il Sig. Franco ci accoglie nel suo mondo aprendoci le porte della più estesa collezione di rasoi e strumenti affini per la cura del pelo

Agli albori di questo portale, appena qualche settimana fa, quando iniziavamo a porre le basi di questo nostro progetto baffuto, abbiamo avuto l’onore di essere ospiti del Sig. Franco Lorenzi presso il Museo della rasatura di Milano. Più che di un museo si tratta di un’immensa collezione privata, la più estesa del mondo che esponga strumenti per la cura e l’asportazione di qualsivoglia pelo e che tuttavia, previo appuntamento telefonico, il Sig. Lorenzi è lieto di mostrare a visitatori esterni, curiosi ed appassionati del settore. Iniziata da suo padre Giovanni, coltellinaio nativo del Trentino e fondatore nel 1929 della storica bottega Lorenzi, la straordinaria raccolta, che si alimenta su una solida base da 20 anni, consta di circa 4260 rasoi ed è assolutamente un posto da visitare per chi ama questi strumenti, soprattutto quelli a lama fissa prodotti nell’ultimo secolo, o per chi ha il culto del complesso barba/baffi e affini o vuole semplicemente farsi un’idea sull’argomento. Purtroppo c’è da dire che davvero in pochi conoscono, questo tesoro nascosto d’Italia, che ha sede nella città meneghina al 9 dell’elegantissima via Montenapoleone ma non sulla strada dove ora c’è la vetrina di Omega (che ha preso il posto del negozio Lorenzi originario il cui concept è stato in parte riprodotto e trasferito poco più avanti nella medesima via al numero 7 nel piano interrato di Larusmiani) bensì nel cortile interno del palazzo e a cui è possibile accedere attraverso la scala in fondo a sinistra.
Lorenzi Milano
Aprendoci l’uscio in un uggioso pomeriggio invernale di fine gennaio il padrone di casa ci accoglie con affabile gentilezza nel Gotha della rasatura ma subito si congeda da noi per terminare la catalogazione di una collezione di pipe (Il Sig. Lorenzi ha avuto a che fare per una vita anche con questi splendidi strumenti per tabagisti avendoli venduti insieme ai rasoi nel suo negozio) lasciandoci per diversi minuti liberi di passeggiare tra le vetrine ordinate e ricolme di rasoi di ogni epoca e foggia possibile. Rapiti da tale incantevole visione iniziamo a fotografare e tra questi incredibili reperti notiamo anche il rasoio di D’Annunzio seguitando a leggere estasiati e sempre più incuriositi i bigliettini didascalici prodotti per facilitare la visita. Dopo aver preso appunti e catalogato alcune delle più assurde diavolerie conservate sul posto iniziamo ad intervistare il Sig Lorenzi su questa sua “insana” (ci diamo la zappa sui piedi da soli) passione: “Io parto dal pelo. Il pelo nasce nel posto più brutto e più sporco dell’essere umano, a qualcuno dà fastidio e lo strappa, a qualcuno dà fastidio e lo rade, qualcuno lo odia, qualcuno invece dall’altra parte lo ama, lo piega, lo pulisce, lo pettina, lo profuma…  Ho avuto un negozio per 85 anni in via Montenapoleone il mio papà lo ha aperto nel 1929 e io ho passato tutta la mia vita in quella bottega, non in un posto vicino o lontano… Lì“.
Lorenzi Milano
Il Sig. Lorenzi è un fiume in piena e forse nessuno al mondo è più esperto di lui in questioni di rasatura: “Rasoi di cartone, rasoi di rame, rasoi di zama, sai che cos’è la zama?” Imbarazzati esterniamo questa nostra lacuna e stupito ma sempre gentile il Sig. Lorenzi ci illumina: “Un miscuglio di alluminio, quella dei tombini come la ghisa. Io ho potuto vivere questa cosa – parla del mondo della rasatura – raccogliere tutto ciò e fare un grande studio perchè quello che contava era saperle comperare e venderle queste robe qui“. Alzandosi dalla sedia il Sig. Lorenzi si avvicina allo storico bancone del suo negozio, trasferito ora nel suo studio/museo e ci mostra una copia di Rasoi e Lame, barbe e baffi, il libro scritto dalla di lui mano e stampato dalla SilvanaEditoriale nel 2003, che raccoglie una vita di ricerche ed esperienze sull’argomento effettuate da quello che oggi, avendolo conosciuto, possiamo definire senza timore come il guru italiano e forse mondiale del pelo. Alla vista del volume ci si illuminano gli occhi dal momento che nell’ultimo periodo lo avevamo cercato dappertutto ma invano e finalmente abbiamo avuto la possibilità di toccarlo con le nostre mani: “Prenda… C’era bisogno di scrivere una cosa così perchè dentro qua ci sono tutte le verità che son state raccolte in 80 anni di negozio toccando le persone che si fanno la barba: il conte, il marchese, il duca, l’assassino, il balordo, l’ubriacone, il portinaio, il bambino… Noi abbiam servito le SS, lo sa? Abbiam servito la Wermarcht, il duce, si rende conto? Sa cosa sono 85 anni di negozio? C’è dentro dalla camicia nera in avanti“. Seguendo il suo racconto il Sig. Lorenzi ci spiega la genealogia di questa sua opera che non esitiamo a definire titanica: “Secondo lei tutta questa esperienza, tutto questo vissuto poteva andar perso perchè uno non aveva voglia di scrivere? Allora mi hanno segato, mi hanno legato, mi han detto che non sarei più uscito se non avessi fatto una cosa del genere. Però io dico allora dopo mi firmo, e se mi firmo devo stare attento perchè qui non posso giocarmi la reputazione e allora devo parlare con tutti i barbieri. E da lì viene fuori tutto questo e trova quello che la barba non se la fa ma la fa, qui vien fuori la pogonotomia. Sono cose entusiasmanti ma per uno che non gli interessa questo è chiuso – mima con le mani il gesto di chiusura di un libro –  per uno che va dentro però faccia attenzione perchè è un ginepraio, non ne ha un’idea, io qui ho un rasoio che funziona con le scorregge”.
Rasoio a scoregge
Alt,  attimo di pausa… Il momento catartico della visita merita senz’altro una trattazione a parte. Ebbene sì, tra i pezzi esposti nella collezione c’è anche un rasoio che funziona con i gas intestinali (vedi foto sopra), lo stesso sodale baffuto Cagnizzi che, uscito da lavoro, da poco ci aveva raggiunti per aiutarci nell’intervista, ha un breve sussulto e come un giovincello che scopre per la prima volta i piaceri dell’onanismo sgrana gli occhi incredulo quasi quanto noi. Prodotto negli USA nel 1940, il GAS ShaverFoster è un rasoio con funzionamento a gas intestinale (in realtà è un comune rasoio) e come apprendiamo dalla didascalia esplicativa apposta dallo stesso Lorenzi propone un singolare funzionamento facilmente intuibile dagli accessori inclusi: un manicotto terapeutico da inserire in un orificio del corpo e un sacchetto di fagioli. Kit di ricarica indispensabile perchè infatti i legumi fungono da combustibile e provocano il gas che fornisce l’energia necessaria per far vibrare la lama. Un insolito rasoio ad energia “pulita” che i fanatici ecologisti potrebbero senz’altro riproporre oggi al posto del rasoio elettrico…
Museo Lorenzi
Un altro “pezzo” sensazionale del museo ve lo raccontiamo con le parole del Lorenzi stesso: “Poi c’è quello che funziona con il Frank Sinatra. Lei fa la barba e intanto che si rade c’è Frank Sinatra, na na na na naaaaaa – l’arzillo vecchietto accenna le note della celebre Strangers in the night del cantante italo-americano – ma noti, quando lei stacca il rasoio si ferma la musica, per sentirlo deve farlo correre sul viso“. Incredibile, il Sig. Lorenzi ci ha letteralmente lasciati a bocca aperta con le sue chicche e mentre continua a raccontare le mirabilia della rasatura comprendiamo sempre più profondamente perchè condividiamo con lui questa insana passione: “Ci son 4260 rasoi qui, ora non è una cosa normale. Io per 20 anni ho tenuto questa cosa e ne vado molto orgoglioso. Qui non si paga l’ingresso perchè non voglio, non perchè non devo.  Siccome siamo in questo bel paese, dispiace, ma non parliamo male perchè non va bene, lei sa che quel giorno che fa pagare 30 centesimi c’è sempre qualcuno che dice adesso lei mi deve dare qualcosa. Facendo gratuitamente, voi qui siete tutti ospiti, non che faccio quello che voglio io, io dico quel che voglio! Se le piace e le va bene, scrive eccetera; facendo così forse le bugie non le sente, e le puttanate non le scrive ecco perchè deve farmi delle domande“.
Museo Lorenzi
30 minuti di chiacchierata ci hanno letteralmente annichilito e ancora basiti dal rasoio che va a scoregge decidiamo di glissare le nostre povere domande, preparate per l’occasione, lasciando al genio/collezionista completa libertà d’espressione anche perchè con nostro sommo piacere il Sig. Lorenzi ci ha anche concesso di acquistare una copia del suo capolavoro, Rasoi e lame, nel quale abbiamo trovato in un secondo momento completa soddisfazione alla nostra sete di conoscenza; ma ecco che il padrone di casa ci incalza nuovamente: “Chi scrive di questo argomento, l’80% dice delle cose sbagliate non perchè non sono vere, perchè gliel’ha detto il papà, gliel’ha detto lo zio, gliel’ha detto il nonno. Io ho i rasoi della prima guerra mondiale per le donne, e ho i rasoi della seconda guerra mondiale sempre  per le donne. Poi questi rasoi devo capire perchè son fatti diversi: quelli piccoli servono qui – e indica le sopracciglia -, quelli rotondi servono qui – e indica le ascelle -, quelli piatti servono qui -e indica le gambe – mentre quegli altri servono qui – indicando l’introvabile punto d’arrivo del celebre uccellin de la comare -. Sono quattro peli in mano alle donne che sono in quattro posti diversi, e hanno quattro tipi di rasoi diversi. E’ scritto tutto qui – nel libro – cioè non è una roba tanto da ridere io ne faccio molto tesoro. Oddio, vabè, quando uno scrive un libro crede sempre in quello che dice o fa ma io ho avuto la testimonianza di tutte le centinaia di miei clienti che mi han detto di aver letto una cosa unica“.
Lorenzi Milano
Effettivamente leggendo Rasoi e lame ci si rende conto del lavoro titanico compiuto da questa autentica enciclopedia vivente della rasatura: “L’Hoepli che vendeva questo libro lo ha preso perchè lì non avevano un libro che parlava di rasatura. Questo diventa praticamente un argomento unico per una persona unica, che ha scritto una cosa unica e deve servire anche per un lettore unico. Su internet non c’è più. Gli unici libri che sono rimasti son questi qua, noi li vendiamo ai nostri amici quando ne hanno bisogno sa la moglie che lo regala al marito eccetera… Tra l’altro questo è un libro che costa 75 euro ma qui vendiamo a 50, praticamente il costo del volume perchè altrimenti qualcuno pensa che io guadagno anche vendendo il libro e non è bello. Chi ha fatto i soldi come li ho fatti io, lavorando e portando il proprio nome in tutto il mondo, ne ha abbastanza non ha bisogno di andare avanti. Se questo libro è stato pagato deve essere ripagato e basta, capite?“.
Collezione Lorenzi
C’è un libro dove qui la gente scrive le sue cose – il libro delle dediche – se legge le prime due pagine dice ‘dove son capitato?’. Qui viene il raccoglitore, viene il collezionista, quello che fa le tesi, perchè io raccolgo tutte le tesi, donne e uomini che scrivono è tutto lì, sono pieno di documentazione che hanno scritto solo sui peli e sui rasoi. Perciò quando mi han detto che dovevamo portare qua dei rasoi da barbiere, sennò una scolaresca non riusciva a far capire com’era questa arte, io ho messo lì due stanze da barbiere in miniatura così lei si avvicina, e piano piano guarda dentro nel quadro, le manca solo di aprire la porta. Entra. Facendo così i ragazzi che hanno 10/15 anni e cominciano a studiare iniziano ad entrare in un argomento. Se lei entra in un argomento si diverte. Passa tanto tempo ma queste sono cose che non diventano mai vecchie. Lei ha mai visto una cosa che è stata fatta mille anni fa e che la usano ancora oggi? Son cambiate le sedie, le automobili, i vetri i pavimenti, le scarpe. Cos’è che non è cambiato? Il coltello non è cambiato. E’ nato mille anni fa, 10 mila anni fa! Sai l’uomo delle caverne, ce l’aveva triangolare, va in Egitto i faraoni uccidevano il drago con il coltello da cucina. E’una storia immane“.
Lorenzi Milano
La saggezza ieratica della figura del Lorenzi ci sovrasta e rileggendo ora le sue parole comprendiamo bene la distanza che separa la nostra generazione da quella del Lorenzi: “Lei che deve scrivere stia molto attento perchè si mette in un casino che non le dico. A me innamora che un giovane prenda in mano una roba del genere ma se deve andar fuori e gli altri poi la leggono… Vivete in un mondo diverso, anche voi prendete quello che c’è e fate quello che desiderate, sempre nell’ambito dell’onestà. Sa perchè fanno scatole dove mettono ogni giorno una lametta? Non ci pensi, non lo saprà mai, legga Pagina 21 del mio libro. C’è un motivo perchè tutto il mondo ha fatto scatole con lame con i giorni della settimana. Io lo so, l’ho imparato, ma mi son rotto le palle per non dire un’altra cosa. Perchè solo chi è dentro fin qui nelle cose le conosce bene: io arroto, vendo, pulisco, consiglio, capisce? Ora questo libro è studiato per fargli capire che piacevole storia c’è in una cosa che viene dal cesso. Del resto il pelo ha vestito l’uomo nel tempo poi quando lei vuol toglierselo se lo rade, se lo toglie, se lo sega, ma ha una vita perchè è la cosa più stupida del mondo e più leggera e più ignobile e più piccola e meno pulita però quando si trova in mezzo alle gambe vale il doppio”.
Lorenzi Milano
Come ogni buontempone barbamunito che si rispetti il Lorenzi ci delizia con le sue battute old style e ci racconta qualche gustoso aneddoto collegato alla vita del museo: “Pensi alle donne che quando vengono qua son curiose e non sanno perchè si radono e gli chiedo ‘signora ma perchè si rade i peli?’ O cazzo non lo so perchè, ‘sa che gli uomini non vogliono che vi radete?’ E allora diventano rosse e io godo come un bambino piccolo, abbiamo iniziato a parlare di rasatura e finiamo a parlare di sesso e io inizio a spiegar lor qual’è il motivo perchè si facevano le varie rasature con i vari rasoi da donna nelle varie epoche… Qui c’è il primo rasoio di legno, cose stupende“.
Museo Lorenzi
In seguito, perculandoci amorevolmente sul perchè vengano da noi issati vetusti baffi mentre il sodale Cagnizzi sia invece quasi totalmente sbarbato continua ad illustrarci stili e sistemi di rasatura e la scelta di ottenere un determinato “effetto” a seconda dei gusti delle donne: “Quando un uomo vuole tenersi i peli la prima cosa che deve fare è domandare alla sua donna. Sorella, madre, moglie, fidanzata, amante, troia! Ehm, ehm scusi il termine, non so se ce ne sono altre, deve star bene a loro perchè vedono i peli sotto un aspetto diverso. Mia moglie mi ha detto ‘guai se te la tagli’ – la folta barba bianca che il Lorenzi ostenta con nobiltà – e infatti non me la son tagliata e ci son rimasto 60 anni insieme, ero il suo uomo, capite? Loro muoiono dalla voglia di farsi crescere la barba ma non gli viene, e poi quando gli viene, magari nel posto giusto, se la tagliano… Insomma non posso dirlo perchè sennò faccio brutta figura però son sicuro che lei ha capito giusto? E per questo quando vengono qui non possono uscire, io chiudo la porta e sono obbligate a star qui allora o loro cambiano discorso e capisco che non ne vogliono parlare o sennò, c’è qualcuna birichina… ‘Ma lei vuole fare quello così, colì, colà’… Io le frego, c’è una differenza sostanziale, io ho 85 anni loro ne hanno 30 perciò me le mangio quando voglio soprattutto col pelo. Io queste cose le ho imparate, le ho scoperte e le ho guadagnate, qui ci vuole uno che deve essere non tanto giusto, lui in un modo, lui in un altro modo, ma qui siamo in 3 – noi, il sodale Cagnizzi e il Lorenzi – che non siamo tanto messi bene“.
Collezione Lorenzi
Passando in rassegna la storia del pelo, dalle leggende sulla diatriba dei baffi gallo-romana all’uso del taglio della barba per motivi militari (soprattutto evitare la presa) alle punizioni dell’onor del mento (taglio della barba o dimezzamento della stessa per castigo) passando per l’imbalsamazione delle barbe vichinghe Lorenzi ci congeda con un ultimo importante ammonimento: “L’argomento della rasatura si presta a molte favole, perchè è la storia del barbiere, intanto che t’insapona ti racconta le barzellette, ti parla di sport, Inter-Milan, le corna, ‘quello che va a letto con quell’altra, io mi ricordo che, il mio bisnonno aveva questo quell’altro’, tutte queste troiate perchè se sta zitto, chi si fa la barba che non può parlare, perchè altrimenti si taglia o si perde il sapone dice: ‘che è successo? Le è morto qualcuno?’ Oppure a volte quello che vi rade sta zitto perchè magari ha un odore forte in bocca per il fumo o per aver mangiato aglio che se solamente parla… Il barbiere è un mestiere da prepotente, e ho sfidato tutta l’Italia nel mio libro a smentirmi“. Se qualche barbiere ha avuto l’ardire di leggere fin qui ora conosce modi e tempi dell’eventuale ingaggio per smentire con altrettanto buone argomentazioni il signor Lorenzi.
Museo Lorenzi
Il viaggio nell’incredibile mondo del pelo e della rasatura volge al termine e il barbamunito sapiente si congeda da noi per andare alle prove del coro degli alpini (sì il Sig. Lorenzi è un fierissimo Alpino) non prima di aver posto una dedica sul suo prezioso volume da noi acquistato e ci omaggia, in mancanza di cioccolatini baffuti, con un particolarissimo rasoio a 2 lame tascabile: “Sembra un porta fiammiferi, con ferma sapone, e spigolo che non taglia, pesa un grammo e si lava in lavastoviglie. Doveva telefonarmi quando doveva farmi questa cosa qui, è morto poi è fallito e mi ha lasciato il brevettoElberel di Athos Bergamaschi (vedi foto sopra) -. La mia parte eclatante sta tutto dentro quegli archivi marroni, 4600 brevetti per costruire rasoi da barba con l’esploso, non c’è nessuno al mondo che fa queste cose qui perchè che senso ha?“. Lo stesso interrogativo che ci siamo posti noi tempo fa quando abbiamo iniziato questa nostra impresa ma forse è inutile farsi questo tipo di domande se lo spirito arde di fuoco vivace nella sua ricerca.
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